Che dire.... sono al II anno... FINALMENTE.... sono nelle peste perché ho una barcata di esami da dare.... e non vedo l'ora di essere in TIROCINIO.... ovunque mi piazzeranno... si perché saremo SPALMATI sull'aria vasta.... yuhuuuu.....
domenica 18 ottobre 2009
Quanto tempo.....
Che dire.... sono al II anno... FINALMENTE.... sono nelle peste perché ho una barcata di esami da dare.... e non vedo l'ora di essere in TIROCINIO.... ovunque mi piazzeranno... si perché saremo SPALMATI sull'aria vasta.... yuhuuuu.....
mercoledì 26 agosto 2009
Fine Estate 2009
giovedì 30 luglio 2009
Inizio campionato 2009-2010
Calendario serie A: esordio Viola a Bologna- agg. in tempo reale
29/07/2009
Ecco il calendario della serie A 2009-2010, relativo alla Fiorentina, sorteggiato nel Salone d'Onore del Coni a partire dalle ore 17,35. Il campionato prenderà il via con gli anticipi di sabato 22 agosto:
Prima giornata Bologna-FIORENTINA
Seconda giornata FIORENTINA-Palermo
Terza giornata FIORENTINA-Cagliari
Quarta giornata Roma-FIORENTINA
Quinta giornata FIORENTINA-Sampdoria
Sesta giornata Livorno-FIORENTINA
Settima giornata FIORENTINA-Lazio
Ottava giornata Juventus-FIORENTINA
Nona giornata FIORENTINA-Napoli
Decima giornata Genoa-FIORENTINA
Undicesima giornata FIORENTINA-Catania
Dodicesima giornata Udinese-FIORENTINA
Tredicesima giornata FIORENTINA-Parma
Quattordicesima giornata Inter-FIORENTINA
Quindicesima giornata FIORENTINA-Atalanta
Sedicesima giornata Chievo-FIORENTINA
Diciassettesima giornata FIORENTINA-Milan
Diciottesima giornata Siena-FIORENTINA
Diciannovesima giornata FIORENTINA-Bari
lunedì 20 luglio 2009
lunedì 22 giugno 2009
LIVORNO : Alba e Torelli cercno casa
arriva dall'Inferno: il terremoto dell'Aquila. Lei e' un angelo di
bonta', l'inferno lo ha conosciuto prima del terremoto e prima di essere
mollata dal pastore a cui apparteneva, quando la catena di metallo di
che la deteneva le ha perforato la carne lasciandole una ferita adesso
rimarginata. Alba e' a Livorno ora, al sicuro, ed ha partorito I 9
cuccioli che gia' aveva in grembo quando il padrone se ne e' liberato:
l'ho chiamata Alba perche' voglio per lei una nuova vita, una rinascita
totale. Per Alba e per I 9 batuffoli bianchi nati il 22 di Maggio
voglio, pretendo, adozioni d'amore e per la vita. SOLO QUESTO PRENDERO'
IN CONSIDERAZIONE.
I Cuccioli di Alba sono come potete vedere una meraviglia: 6 maschi e 3
femmine.
Mamma Alba fa 4 pasti al giorni, per cui loro sono forti come torelli,
nonostante siamo nove, l'abbondanza di cibo e di coccole ed un ambiente
sereno ha permesso loro di crescere come ogni cucciolo dovrebbe: in
serenita' ed amore.
Verranno dati in adozioni non prima dei 50 giorni.
Gli adottanti prescelti dovranno venire a prendersi il cucciolo a
Livorno Controlli pre-post affido, firma foglio di affido.
Sterilizzazione obbligatoria per le femmine.
E sempre ricordarsi: un animale e' per sempre
Grazia 349-1044187
Grazia Simonali
HNL USAHC-L
DSN: 633-7485
Comm: 050-547485
venerdì 19 giugno 2009
Firenze: criceti abbandonati
Grazie per la cortese attenzione
Monica
zamon@live.it
da: http://adozioneanimalitoscana.blogspot.com
giovedì 4 giugno 2009
Assignment 4: social networks
http://it.wikipedia.org/wiki/Rete_sociale
cito il testo:
Una rete sociale (in inglese social network) consiste di un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari. Le reti sociali sono spesso usate come base di studi interculturali in sociologia e in antropologia.
Si rende possibile anche l'analisi delle reti sociali, ovvero la mappatura e la misurazione delle reti sociali. Le reti sociali sono studiate con un formalismo matematico usando la teoria dei grafi. Più precisamente, il corpus teorico ed i modelli usati per lo studio delle reti sociali sono compresi nella cosiddetta social network analysis.
Joi Ito suggerisce che il concetto di rete sociale sia cruciale per quella che egli chiama "democrazia emergente" — il collegamento vitale tra la rete creativa di al più una dozzina di persone, le reti di potere create da religione, lingua, tribù e legami di parentela, e le tradizioni etiche ad esse associate. Queste sono da lui viste come l'unico percorso verso una cosiddetta seconda superpotenza.
Le reti
Sovente nel linguaggio corrente, e in particolare nell'uso del termine social nertwork si sorvola sul fatto che una rete sociale è storicamente e diffusamente una rete fisica. Rete sociale è una comunità di lavoratori, che si incontra nei relativi circoli dopolavoristici e che costituisce una delle associazioni di promozione sociale. Una comunità di sportivi, attivi o sostenitori di eventi, che si incontra per praticare o seguire la propria squadra. Una comunità unita da problematiche strettamente lavorative e di tutela sindacale del diritto nel lavoro. Comunità sono e sono state le confraternite e in generale quelle basate sulla pratica comune di una religione, ed il ritrovo in chiese, templi, moschee, sinagoghe, ed altri luoghi di culto. Una rete sociale si può basare su di un comune approccio educativo come nello scautismo, o nel pionierismo, di visione sociale, come nelle reti segrete della carboneria e della massoneria.
Numero di Dunbar
Il numero di Dunbar, conosciuto anche come la regola dei 150, afferma che le dimensioni di una vera rete sociale sono limitate a circa 150 membri. Questo numero è stato calcolato da studi di sociologia e soprattutto di antropologia, sulla dimensione massima di un villaggio (in termini più attuali meglio definibile come un ecovillaggio). Viene teorizzato nella psicologia evoluzionista che il numero potrebbe essere una sorta di limite superiore all'abilità media degli esseri umani di riconoscere dei membri e tenere traccia degli avvenimenti emotivi di tutti i membri di un gruppo. In alternativa potrebbe essere dovuto a una questione economica, e al bisogno di individuare gli "scrocconi", in quanto gruppi più grandi tendono a facilitare il prosperare di ingannatori e bugiardi. Ad ogni modo, sembrerebbe che il capitale sociale venga massimizzato a queste dimensioni.
Le reti sociali su Internet
La versione di Internet delle reti sociali è una delle forme più evolute di comunicazione in rete, ed è anche un tentativo di violare la "regola dei 150". La rete delle relazioni sociali che ciascuno di noi tesse ogni giorno, in maniera più o meno casuale, nei vari ambiti della nostra vita, si può così "materializzare", organizzare in una "mappa" consultabile, e arricchire di nuovi contatti.
Il fenomeno delle social network virtuali nacque negli Stati Uniti e si è sviluppato attorno a tre grandi filoni tematici: l'ambito professionale, quello dell'amicizia e quello delle relazioni amorose.
Le social network online ebbero un'esplosione nel 2003, grazie alla popolarità di siti web come Friendster, abcTribe.com e LinkedIn. Il motore di ricerca Google, ha lanciato Orkut il 22 gennaio 2004. Kibop, una social network in spagnolo e portoghese, ha debuttato anch'essa nel 2004. In Italia il primo dei grandi portali passati verso questo tipo di social network è stato superEva, ma sono comunque vivissime le comunità di italiani su Orkut e LinkedIn.
Attualmente, i due social network services più rilevanti per accessi sono Facebook e Myspace, rispettivamente con oltre 200 e 130 milioni di utenti, con il sorpasso del primo sul secondo nell'aprile del 2008.
Il punto più avanzato della ricerca sulle reti sociali attraverso internet è rappresentato però dalla teoria del socio-semantic web (s2w), progetto destinato a "risemantizzare" il web, aggiungendo un approccio pragmatico usando nel semantic browsing classificazioni euristiche e ontologie semiotiche. In base a questi criteri la massa di informazione e produzione culturale immessa nel web viene interconnessa, producendo così una attiva connessione tra gli utenti proattivi della rete. Si veda a questo proposito Semantic Social Network come StumbleUpon e Funchain. Si può parlare in questo caso di un ibrido tra un web social network e un aggregatore, ovvero un sito che permette agli autori di weblog (più comunemente detti blog) di pubblicizzare i propri articoli (o post, utilizzando il termine inglese).
L'uso di reti sociali sta diffondendosi anche come un'evoluzione delle radio on line. I siti non si limitano a proporre musica in formato mp3, ma, interpretano i gusti e propongono musiche simili, facendo scoprire nuovi artisti, musicalità, ritmi. Attraverso vari siti come Pandora.com, lastfm.it, musicovery.com, è possibile creare delle community invitando i propri amici, ma anche ascoltando la musica proposta per i "vicini", persone con preferenze simili alle proprie.
Le social network possono essere organizzate anche attorno a modelli di business o svilupparsi su base territoriale, ad esempio per siti dedicati esclusivamente a cultura e tempo libero in una determinata città.
Le social network e il community networking stanno generando approcci innovativi al lavoro delle organizzazioni della società civile in direzione di uno sviluppo sostenibile.
Un importante sviluppo delle reti sociali è rappresentato dalla possibilità di creare da parte di chiunque ne abbia le competenze (sviluppatori con linguaggi solitamente proprietari) applicazioni orientate alla comunità degli iscritti; tale famiglia di applicazioni beneficiano della rete di contatti e delle informazioni individuali degli iscritti (es. Facebook, MySpace, ABCtribe sono stati i primi) e rendono per taluni i social network i sistemi operativi web del futuro (da qui anche la probabile motivazione degli investimenti di Microsoft in Facebook, 240 Ml di dollari a Novembre 2007). L'evoluzione degli attuali sistemi operativi potrebbe cioè proprio essere rappresentato dai social network, cioè da un ambiente che offre non solo istruzioni base per creare applicazioni complesse (come oggi Windows, Linux ecc), ma istruzioni e soprattutto informazioni sugli utenti e le loro relazioni, per creare nuove tipologie di applicazioni un tempo impensate.
Funzionamento
Per entrare a far parte di un social network online occorre costruire il proprio profilo personale, partendo da informazioni come il proprio indirizzo email fino ad arrivare agli interessi e alle passioni (utili per le aree "amicizia" e "amore"), alle esperienze di lavoro passate e relative referenze (informazioni necessarie per il profilo "lavoro").
A questo punto è possibile invitare i propri amici a far parte del proprio network, i quali a loro volta possono fare lo stesso, cosicché ci si trova ad allargare la cerchia di contatti con gli amici degli amici e così via, idealmente fino a comprendere tutta la popolazione del mondo, come prospettato nella teoria dei sei gradi di separazione del sociologo Stanley Milgram (1967), la cui validità anche su Internet è stata recentemente avvalorata dai ricercatori della Columbia University.[1].
Diventa quindi possibile costituire delle community tematiche in base alle proprie passioni o aree di business, aggregando ad esse altri utenti e stringendo contatti di amicizia o di affari.
Note
Bibliografia
- (EN) Freeman, L.C. (2004) The Development of Social Network Analysis': A Study in the Sociology of Science. Vancouver: Empirical Press
- (EN) Hill, R. and Dunbar, R. 2002. Social Network Size in Humans. Human Nature, Vol. 14, No. 1, pp. 53-72. pdf
- Mazzoni, E. (2002). La Social Network Analysis a supporto delle interazioni nelle comunità virtuali per la costruzione di conoscenza TD, Vol. 35, No. 2, pp. 54-63. pdf
- Mazzoni, E. (2007), Reti sociali e reti virtuali: la Social Network Analysis applicata alle interazioni su web. In A. Salvini (a cura di) Analisi delle reti sociali. Teorie, metodi, applicazioni. Franco Angeli Edizioni
- (EN) Scott, J. (2000). Social Network Analysis: A Handbook 2nd Ed. Newberry Park, CA: Sage
- (EN) Wasserman, S., & Faust, K. (1994). Social Networks Analysis: Methods and Applications. Cambridge: Cambridge University Press
- (EN) Wellman, B. and Berkowitz, S.D. (1988). Social Structures: A Network Approach. Cambridge: Cambridge University Press
- Salvini, A. (a cura di), Analisi delle reti sociali. Teorie, metodi, applicazioni, FrancoAngeli, Milano, 2007.
- Salvini, A., Analisi delle reti sociali. Risorse e meccanismi, PLUS, Pisa, 2005.
- (EN) boyd,d. m., & Ellison N.B. (2007). Social network sites: Definition, history, and scholarship. Journal of Computer- Mediated Communication, 13 (1), article 11.
- (EN) Beer D.(2008). Social network(ing) sites..reviting the story so far: A response to danah boyd & Nicoloe Ellison. Journal of Computer- Mediated Communication 13
- Casaleggio, D. (2008). TU SEI RETE. La Rivoluzione del business, del marketing e della politica attraverso le reti sociali.
Voci correlate
- Collaborative filtering
- Comunità virtuale
- Contratto sociale
- Sei gradi di separazione (sociologia)
- Enterperience
- Intercultura
- Metanetwork
- web community
- Social network analysis
Social network [modifica]
- Anobii
- Badoo
- Friendster
- mixi
- MySpace
- Orkut
- Ning
- Viadeo
- Netlog
- Habbo
- Skyrock
- US Intelligence Community A-Space
Dell'elenco mi sembra di aver provato almeno una volta Badoo e Netlog.... ma non è durata.....
Facebook è devo dire che è stata davvero una scoperta.... è vero che quando prende diventa un po' una droga.... però devo dire che mi diverte moltissimo.... anche perché condividi solo con le persone che hai accettato come amici...
MySpace.... c'è sempre stato... dal primo account di hotmail.... ad adesso che ho un contatto MySpace senza mail di hotmail.... ce l'hop sempre avuto... non so... lasciato e ripreso più volte... ma il MySpace mi è sempre piaciuto.... Sul blog io scrivo... e basta se a qualcuno interessa legge e commenta... se no... io continuo a crivere.... di tutto di più...
Con Facebook invece che effettivamente interagisco molto,molto di più quegli altri... ma è un tipo di interazione diverso... e divertente.... insomma mi òiace moltissimo!!!
lunedì 25 maggio 2009
Life on mars
It's a god-awful small affair
To the girl with the mousy hair
But her mummy is yelling "No"
And her daddy has told her to go
But her friend is nowhere to be seen
Now she walks
through her sunken dream
To the seat with the clearest view
And she's hooked to the silver screen
But the film is a saddening bore
For she's lived it
ten times or more
She could spit in the eyes of fools
As they ask her to focus on
CHORUS
Sailors fighting in the dance hall
Oh man!
Look at those cavemen go
It's the freakiest show
Take a look at the Lawman
Beating up the wrong guy
Oh man! Wonder if he'll ever know
He's in the best selling show
Is there life on Mars?
It's on Amerika's tortured brow
That Mickey Mouse
has grown up a cow
Now the workers
have struck for fame
'Cause Lennon's on sale again
See the mice in their million hordes
From Ibeza to the Norfolk Broads
Rule Britannia is out of bounds
To my mother, my dog, and clowns
But the film is a saddening bore
'Cause I wrote it
ten times or more
It's about to be writ again
As I ask you to focus on
CHORUS
Dring-dring-dring......
(Mind the phone)
lunedì 11 maggio 2009
Assignments 2: Delicious
Sono distratta... non ci posso fare nulla....
(grazie Elena mi hai salvato un'altra volta)
Sono andata sul sito https://secure.delicious.com
e mi sono registrata...
(e ovviamente ci metto 2000 anni perché prima non ho controllato che l'Username sia libero, poi non ho riscritto la password e infine... mi sono impelagata a riscrivere quella benedetta parola, Please type the letters below. Sembra che solo io debba fare 40000 tentativi prima di riuscire a decodificarla... mah....)
Riesco ad arrivare al passo successivo... e dovrei riavviare firefox....
ma dato che ho 4000 schede aperte non se farlo....
Anche perché dovrei riscrivere da capo questo post....
Ma mi viene un idea... mi salvo il codice HTML su un file Word... e vai...
Riavvio e riprendo.
Arieccomi... riaperto Firefox aggiuto componente....
Mi sa tanto che prima che ci metterò un po' a caire come funziona al 100% Delicious....
Inizio a salvare i bookmark...
(lo so... lo confesso.. per me l'inglese è un problema.... prima o poi mi toccherà studiarlo per bene.... lo so.... )
ed ecco... dopo aver scribacchiato un po' il link della mia pagina
http://delicious.com/Kether885
lunedì 4 maggio 2009
Assignment 6: riflettiamo sul copyright
Anche perché non me ne intendo di questo argomento...
Così ho deciso di citare Wikipedia:
Il copyright (termine di lingua inglese che letteralmente significa diritto di copia) è l'insieme delle normative sul diritto d'autore in vigore nel mondo anglosassone e statunitense.
Col tempo, ha assunto in Italia un significato sempre più prossimo ad indicare le "norme sul diritto d'autore vigenti in Italia", da cui in realtà il copyright differisce sotto vari aspetti.
È solitamente abbreviato con il simbolo ©. Quando tale simbolo non è utilizzabile si riproduce con la lettera "c" posta tra parentesi: (c) o (C).
Storia
Le prime normative sul diritto di copia (copyright) furono emanate dalla monarchia inglese nel XVI secolo con la volontà di operare un controllo sulle opere pubblicate nel territorio. Col diffondersi delle prime macchine automatiche per la stampa, infatti, iniziò ad affermarsi una libera circolazione fra la popolazione di scritti e volumi di ogni argomento e genere. Il governo, poiché la censura era all'epoca una funzione amministrativa legittima come la gestione della sicurezza pubblica, avvertì il bisogno di controllare ed autorizzare la libera circolazione delle opinioni.[1] Ragion per cui fondò una corporazione privata di censori - la London Company of Stationers (Corporazione dei Librai di Londra) - i cui profitti sarebbero dipesi da quanto fosse stato efficace il loro lavoro di censura filo-governativa.[1]
Agli Stationers (ovvero gli editori) furono concessi i diritti di copia (copyright, appunto) su ogni stampa, con valenza retroattiva anche per le opere pubblicate precedentemente. La concessione prevedeva il diritto esclusivo di stampa, e quello di poter ricercare e confiscare le stampe ed i libri non autorizzati, finanche di bruciare quelli stampati illegalmente.[2] Ogni opera, per essere stampata, doveva essere registrata nel Registro della corporazione, registrazione che era effettuabile solamente dopo un attento vaglio ad opera del Censore della corona o dopo la censura degli stessi editori. La corporazione degli editori esercitava perciò a tutti gli effetti funzioni di polizia privata, dedita al profitto e controllata da parte del governo.[2]
Ogni nuova opera veniva annotata nel registro della corporazione sotto il nome di uno dei membri della corporazione il quale ne acquisiva il “copyright”, ovvero il diritto esclusivo sugli altri editori di pubblicarla; una corte risolveva le eventuali dispute fra membri.[3] Il diritto sulle copie (copyright), perciò, nasce come diritto specifico dell'editore, diritto sul quale il reale autore non può quindi recriminare alcunché né guadagnare di conseguenza.
Nel successivo secolo e mezzo la corporazione dei censori inglesi generò benefici per il governo e per gli editori: per il governo, esercitando un potere di controllo sulla libera diffusione delle opinioni e delle informazioni; per gli editori, traendo profitto dal proprio monopolio di vendita. Sul finire del XVII secolo, però, l'imporsi di idee liberali nella società frenò le tradizionali politiche censorie e causò una graduale fine del monopolio delle caste editrici.
Temendo una liberalizzazione della stampa e la concorrenza da parte di stampatori indipendenti ed autori, gli editori fecero valere la propria moral suasion sul Parlamento. Basandosi sull'assunto che gli autori non disponessero dei mezzi per distribuire e stampare le proprie opere (attività all'epoca assai costosa e quindi riservata a pochi), mantennero tutti i privilegi acquisiti in passato con un'astuzia: attribuire ai veri autori diritti di proprietà sulle opere prodotte, ma con la clausola che questa proprietà potesse essere trasferita ad altri tramite contratto.[1] Di lì in poi gli editori non avrebbero più generato profitto dalla censura sulle opere, ma semplicemente dal trasferimento dei diritti firmato (più o meno volontariamente) dagli autori, trasferimento in ogni caso necessario per la altrimenti troppo costosa pubblicazione delle opere.[1]
Su queste basi, nel 1710 venne perciò emanata la prima norma moderna sul copyright: lo Statuto di Anna (Statute of Anna).
A partire dalla Statuto di Anna, gli autori, che fino ad allora non avevano detenuto alcun diritto di proprietà, ottennero in sostanza il (tutto sommato vacuo) potere di bloccare la diffusione delle proprie opere, mentre la corporazione degli editori incrementò i profitti grazie alla cessione - sostanzialmente obbligatoria per ottenere stampa e distribuzione - da parte degli autori dei vari diritti sulle opere.[3]
Il rafforzamento successivo dei diritti d'autore su pressione delle corporazioni, generò gradualmente il declino di altre forme di sostentamento per gli autori (come il patronato, la sovvenzione, ecc.), legando e sottoponendo indissolubilmente il sostentamento dell'autore al profitto dell'editore.[4]
Nel corso dei successivi due secoli anche la Francia, la Repubblica Cisalpina, il Regno d'Italia, il Regno delle Due Sicilie e il resto d'Europa emanarono legislazioni per l'istituzione del copyright (o del diritto d'autore).
- nel 1836, il Codice civile albertino per la Sardegna.
- nel 1840, il 22 dicembre, il decreto di Maria Luigia, per il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla.
- nel 1865, il 25 giugno, nel Regno d'Italia, con legge 2337.
Talune con ispirazioni maggiormente illuministe e democratiche rispetto a quella anglosassone, pur tuttavia con la medesima radice.
Nel 1886, il 9 settembre, fu costituita l'Unione internazionale di Berna, per coordinare i rapporti in questo campo, di tutti i paesi iscritti, ancora oggi operante.
Lo sviluppo tecnologico e l'avvento di Internet
Nel XX secolo, l'avvento dei riproduttori ed in particolare del computer e delle Rete internet, ha sottratto uno dei cardini alla base del copyright in senso classico: ovvero il costo e la difficoltà di riprodurre e diffondere sul territorio le opere, aspetti fino ad allora gestiti dalla corporazione degli editori dietro congruo compenso o cessione dei diritti da parte degli autori. Ciò ha reso assai difficile la tutela del copyright come tradizionalmente inteso, e creato nuovi spazi per gli autori.
Il primo episodio con eco internazionale, si è avuto a cavallo fra il XX e il XXI secolo con il cosiddetto caso Napster, uno dei primi sistemi di condivisione gratuita di file musicali, oggetto di enorme successo a cavallo del millennio. La chiusura di Napster, avvenuta nel 2002 e generata dalle denunce dagli editori che vedevano nel sistema un concorrente ai propri profitti, non ha risolto se non per breve tempo gli attriti. Nuovi programmi di file sharing gratuito sono sorti rimpiazzando l'originale Napster e vanificando gli scopi della chiusura. Secondo gli operatori del mercato dell'intrattenimento, una costante diminuzione delle vendite di cd musicali è scaturita dalla diffusione di questi sistemi e della progressiva obsolescenza della precedente tecnologia[5]. Danneggiando, primariamente, il sistema corporativo e ingessato dell'industria discografica. Ci sono, tuttavia, autorevoli studi che sostengono il contrario.
Il file sharing (scambio e condivisione di file) di materiale protetto dal copyright, si è sviluppato e diffuso con l'imporsi delle tecnologie informatiche e del web, e in particolar modo grazie al sistema del peer-to-peer. La velocità di questa diffusione e sviluppo, ha reso difficile per il diritto industriale internazionale aggiornarsi con la medesima prontezza. Molti analisti internazionali accusano infatti la presenza di vuoti normativi non omogeneamente colmati.
Copyleft
Per approfondire, vedi la voce copyleft. |
Nel 1984, Richard Stallman e la Free Software Foundation svilupparono un meccanismo originato dal copyright, specifico per la gestione dei diritti sulla proprietà dei software. Utilizzando un doppio senso della lingua inglese (nella quale "right" significa sia "diritto", sia "destra") denominarono questo meccanismo copyleft ("left" significa sia "lasciato", sia "sinistra", a sottolineare una filosofia opposta a quella del copyright); tale principio è stato ampiamente applicato nell'ambito del Software libero.
Legislazioni nazionali in materia di copyright
Stati Uniti
Negli Stati Uniti la legislazione in materia di copyright è contenuta nel Titolo 17 dello United States Code. Le violazioni di copyright sono pertanto considerate reato federale e possono comportare, in sede civile, multe fino a 100.000$.
Tuttavia la legge statunitense prevede il concetto di fair use, che lascia ampi spazi per la riproduzione di opere con scopi didattici o scientifici. In Italia la pretesa della Siae di richiedere compensi per diritto d'autore anche per le attività didattiche è stata oggetto di una interrogazione parlamentare del senatore Mauro Bulgarelli, che ha chiesto di valutare l'opportunità di estendere anche in Italia il fair use.
Gran Bretagna e nazioni nel Common Law
In Gran Bretagna è stato annunciato l'intento di non prorogare il diritto d'autore attualmente posto a 50 anni dopo la morte dell'autore e di non imitare gli Stati Uniti che lo hanno portato a 5 anni.
Nei Paesi del Common Law (Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Singapore) l'attenuazione alla rigidità del copyright è regolata dal fair dealing, che esenta le attività didattiche ed altre ipotesi dall'usuale normativa.
Le direttive europee
Il Parlamento europeo è intervenuto in materia di copyright con una Direttiva nel 2004, con importanti emendamenti a difesa degli utenti. Ha poi emanato nel 2007 una seconda direttiva, a maggiore tutela dei detentori di diritti d'autore.
La direttiva Ipred1
Anche l'originaria direttiva conteneva, in fase di presentazione, norme penali, che erano state omesse per riuscire ad ottenere l'approvazione entro il 1º maggio 2004 (v. Testo della Direttiva 2004/48/CE).
Il Parlamento europeo ha votato, in seduta plenaria la relazione che accoglie la proposta della Commissione ma, nello stesso tempo propone una serie di emendamenti. Con uno, in particolare, sulla base del fair use prima esistente solo nel diritto americano, si stabilisce che la riproduzione in copie o su supporto audio o con qualsiasi altro mezzo, a fini di critica, recensione, informazione, insegnamento (compresa la produzione di copie multiple per l'uso in classe), studio o ricerca, «non sia qualificato come reato».
La direttiva Ipred2
Il Parlamento di Strasburgo nell'aprile del 2007 ha approvato il testo di una nuova direttiva che mira a modificare la direttiva 2004/48/EC sui diritti di proprietà intellettuale.
Poiché è la seconda direttiva sull'argomento ha preso il nome di IPRED2[6].
La Direttiva IPRED2, detta "Ip Enforcement", è stata recepita in Italia nel maggio del 2007 e introduce diverse misure a maggiore tutela dei detentori di diritti d'autore.
In particolare, obbliga gli Internet Service Provider a fornire i dati personali degli utenti in caso di contestazione da parte dei detentori dei diritti. Si tratta di rivelare i nominativi o i numeri telefonici corrispondenti agli indirizzi IP, rilevati da società specializzate nelle intercettazioni su reti P2P.
L'obbligo in precedenza valeva solamente rispetto a interventi delle forze dell'ordine o di pubblica autorità. La Direttiva riconosce implicitamente un valore probatorio alla rilevazione degli indirizzi IP.
Considerazioni generali
Deroghe ai diritti per pubblica utilità
La proprietà intellettuale può essere oggetto di "esproprio" per fini di pubblica utilità, che prevalgono sull'interesse del privato. In un caso del genere, rientra la distruzione o lo spostamento ad altro sito di un'opera d'arte anche contemporanea, per realizzare un'autostrada o una ferrovia; oppure la produzione di un farmaco che è troppo costoso acquistare dal legittimo produttore, non riconoscendo validità al brevetto sul territorio nazionale e non pagando il copyright allo scopritore in deroga ad un brevetto internazionale depositato all'estero (si tratta della registrazione parallela).
La definizione di pubblica utilità, per quanto ampia e discrezionale, solitamente riguarda prodotti tangibili, non la fruizione di servizi, come potrebbe essere un intrattenimento musicale.
Proprietà intellettuale e bene comune
A sostegno di una disciplina giuridica dei brevetti sorgono una serie di considerazioni in particolare nel settore delle arti.
Le arti (scultura, pittura, etc.) sono considerate un fattore di crescita della società e del cittadino, cui tutti hanno diritto di accesso in base ad un diritto all'istruzione e di un diritto, da questo indipendente, alla fruizione della bellezza, quale bisogno dell'uomo, poiché la legge non deve limitarsi a garantire il soddisfacimento delle necessità primarie della persona, ma la possibilità di una sua completa realizzazione.
Altri sostengono che l'arte non è mai il prodotto di un singolo individuo, e che non è quantificabile il contributo e le influenze che qualunque artista ha avuto, anche in modo inconsapevole, da altri artisti e uomini comuni, passati e contemporanei, e il debito dell'autore nei loro confronti. In questo senso, l'opera è prodotto e proprietà di una società e di un'epoca, più che di un individuo e dei suoi eredi.
Il principio di un diritto collettivo alla fruizione della bellezza e all'apprendimento dall'arte, nelle loro opere originali sono state idee che portarono nel '700 alla nascita dei primi Musei che erano concepiti come il luogo in cui l'arte veniva valorizzata e doveva essere conservata, piuttosto che all'interno di collezioni private gelosamente custodite.
Pure per la musica, per quanto sia un'arte non "tangibile", alcune considerazioni spingono per un diritto d'accesso collettivo che può esserci solo a titolo gratuito o comunque a basso costo: il fatto che la musica è cultura e i cittadini hanno diritto d'accesso ai livelli più alti dell'istruzione, il diritto allo studio nei conservatori che richiedono spese notevoli per lo strumento e il materiale didattico musicale, la bellezza come bene comune e valore apartitico.
Durata ed ereditarietà del diritto d'autore
La normativa sul diritto d'autore prevede una durata del copyright limitata nel tempo e variabile significativamente a seconda della categoria merceologica tutelata (medicinali, brani musicali, software, ecc.).
Il periodo di copyright dovrebbe consentire di avere un adeguato margine di guadagno e di recuperare i costi che precedono l'entrata in produzione e la distribuzione del prodotto. La durata, in linea di principio, è proporzionale ai costi da remunerare. Tuttavia non sempre la proporzione viene rispettata. Per esempio un brano musicale ha una durata di copyright di 70 anni, mentre per un medicinale, che ha costi di ricerca e sviluppo assai maggiori, il periodo di copertura è di 30 anni.
Storicamente, la morte dell'autore causava l'estinzione del copyright. In seguito, il diritto d'autore è passato agli eredi del soggetto e quindi la durata prevista dalla legge è prescrittiva (30/70 anni in ogni caso). È stata modificata anche la distribuzione dei margini: all'editore tocca talvolta più dell'autore, talora più del 50% (a fronte di un equo margine che per un intermediario è generalmente intorno al 20%).
Dibattito sulle pene per la violazione del diritto d'autore
Nelle legislazioni internazionali è frequente una tendenza all'equiparazione fra la violazione del diritto d'autore e il reato di furto.
Esiste un dibattito non solo sull'entità delle pene che una simile equiparazione comporta, ma anche sulla reale opportunità di accomunare le due tipologie di reato. L'equiparazione al furto comporta infatti un considerevole inasprimento delle pene.
Analogo dibattito investe il rispetto del proporzionalismo fra le pene rispetto alla gravità del reato. Il plagio, infatti, prevede pene inferiori al furto (sebbene l'utilizzo commerciale sia un'aggravante nella violazione di copyright). In sostanza, chi copia e vende opere in forma identica all'originale commette un reato punito molto più severamente del plagio, ovvero di chi apporta lievi modifiche e, cambiando il titolo, si appropria di una qualche paternità sull'opera.
Bibliografia
- Borghi e Montagnani, "Proprietà digitale. Diritti d'autore, nuove tecnologie e digital rights management", EGEA, 2006.
- Lessig, Cultura libera. "Un equilibrio fra anarchia e controllo, contro l'estremismo della proprietà intellettuale", Apogeo, 2005.
- Pascuzzi e Caso, "I diritti sulle opere digitali. Copyright statunitense e diritto d'autore italiano", CEDAM, 2002.
- Aliprandi, "Capire il copyright - Percorso guidato nel diritto d'autore", PrimaOra, 2007.
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Voci correlate
- Diritto d'autore
- Diritto d'autore italiano
- Diritto dello spettacolo
- S.I.A.E.
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- GNU General Public License
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- Sniffing
- Diritto e fotografia
Note
- ^ a b c d Karl Foegel, "Breve storia sul copyright", Red Bean, 2004
- ^ a b Lyman Ray Patterson, "Copyright And `The Exclusive Right' Of Authors", Journal of Intellectual Property, Vol. 1, No. 1, 1993
- ^ a b Benjamin Kaplan, "An Unhurried View of Copyright", Columbia University Press, 1967, pp. 4-5.
- ^ S. H. Steinberg, "Five Hundred Years of Printing" pp. 218-230, Penguin Books, 1955
- ^ Musica & Memoria, "Il mercato della musica nel 2006", 2006
- ^ Ipred 2
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Copyright
Collegamenti esterni
- (EN) UK Copyright Aid - Info sul copyright in UK
- (EN) United States Copyright Office
- (EN) China Law Blog
- Relazione ed emendamenti Nuova direttiva Parlamento Europeo
- Domande e risposte sul copyright
Io tendo a vedere le cose positive. Non mi sembra un limite, ma una forma di tutela.
Dopotutto se uno crea qualcosa è giusto che sia tutelato il suo lavoro.
Io in linea di principio sono contro le contraffazioni e le copie. Posso capire che a volte sono necessaie per una questione di costi.
E' anche vero però che le nostre biblioteche sono molto fornite.
Mia madre ha sempre studiato in biblioteca, dato che all'espoca le fotocopie non erano così in uso.
Però se posso evito.
Penso anche che il docente dovrebbe adoperarsi per poter consegnare allo studente il materiale necessario per sostenere il proprio esame.
Penso anche che in quanto università, lostudente dovrebbe essere in grado di "arrangiarsi" invece che pretendere sempre tutto pronto.
Ripeto, mia madre quando faceva l'università aveva solo i suoi appunti, poi se voleva approfondire andava in biblioteca e faceva le ricerche.
Adesso invece si vuole tutto il materiale gratis, reperibile on line, i libri scannerizzati, imagini dispense, magari anche che il professore prendesse appunti per noi così a lezione si potrebbe dormire meglio.
lunedì 27 aprile 2009
Formulario di statistica (TEST DIAGNOSTICI)
Specificità= d/(b+d)
Falso Negativo= c/(a+c) oppure 1-sensibilità
Prevalenza= (a+c)/N
(Valore predittivo positivo)PPV= a/(a+b)
oppure
PPV = sensibilità * P(caso) / {[sensibilità * P(caso)] + [ (1- specificità) *( 1-P(caso)]}
{P(caso)= probabilità a priori}
(Valore Predittivo Negativo) NPV = d/(c+d)
oppure
NPV = specificità * [1-P(caso)] /{[specificità * [1-P(caso)]] + [(1-sensibilità) * P(caso)]}
{P(caso)= probabilità a priori}
Frequenza di malattia nella popolazione = casi favorevoli/ casi possibili= totale casi/totale dei totali = (a+c)/N
Raporto di verosmiglialnza(LR)= verosimiglianza di malattia/ verosimiglianza di non malattia
- LR(+)= sensibilità/(1-specificità) oppure LR(+)= P(+|caso)/P(+|non caso)
- LR(-) = (1-sensibilità)/specificità oppure LR(-) = P(-|caso)/P(-|non caso)
ODDS(a priori)= probabilità/(1-probablità)
oppure
= P /Q
oppure
= P(caso)/P(non caso)
oppure
= [numero malati/N] /[ numero sani/N] = numero malati/numero sani
ODDS a posteriori = ODDS a priori * rapporto di verosimiglianza
oppure
= P(caso|+)/ P (non caso|+)
PROBABILITA' di TEST POSITIVO= (a+b)/N
oppure
= [P(+|caso) * P(caso)] + [ P(+|non caso) * P(non caso)]
qui di solito si hanno:
prevalenza= P(caso)
sensibilità= (+|caso)
specificità = (-|non caso)